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L’epopea di uno dei birrifici più discussi, irriverenti, innovativi e provocatori, ha inizio nell’Aprile del 2007 quando due homebrewer poco più che ventenni, decidono di produrre birre che rispecchino i loro gusti personali. Amici d’infanzia e futuri gegni di marketing, James Watt e Martin Dickie, stanchi delle solite birre industriali, insapori e senza alcuna personalità, danno origine ha un progetto brassicolo giovane e originale.
Ci troviamo nella cittadina di Fraserburgh, facente parte dell'area amministrativa dell'Aberdeenshire, nella Scozia nordorientale affacciata sul Mare del Nord. “Abbiamo affittato un edificio, ottenuto alcuni finanziamenti bancari spaventosi e speso tutti i nostri soldi in acciaio inox per le nostre attrezzature. Abbiamo iniziato a produrre birre in lotti molto piccoli, imbottigliate a mano e vendute nei mercati locali fuori dal retro del nostro vecchio furgone con un gazebo. Anche se il primo anno è stato difficile, non abbiamo mai perso la fiducia in ciò che stavamo facendo. La nostra missione è rendere gli altri appassionati della grande birra artigianale come noi: ancora oggi è la nostra priorità” sentenzia James. Passa solo un anno e, grazie anche ad ulteriori finanziamenti che consentono l’acquisto di un’imbottigliatrice automatica e nuovi serbatoi per tenere il passo con la domanda, Brewdog diviene il più grande birrificio indipendente scozzese.
I due giovani amici hanno realizzato progressivamente birre dalla forte personalità, sempre più robuste ed alcoliche, rivendicando in più di un’occasione di aver brassato la birra più forte mai realizzata al mondo. Cominciano le esportazioni in Svezia, Giappone ed America. Nel 2009, con un programma di crowdfunding denominato “Equity for Punks”, viene raccolto del capitale attraverso la sottoscrizione di quote societarie da parte di consumatori e appassionati: oltre 1300 investitori si sono fatti subito avanti e gli affari sono cresciuti del 200%.
Il 2010 vede la nascita del primo pub di proprietà nella loro città natale di Aberdeen, distante una sessantina di km dal sito del birrificio. In questo stesso anno arrivano i primi riconoscimenti internazionali come la medaglia d'oro al World Beer Cup e James diventa il più giovane imprenditore scozzese. “Siamo riusciti a trovare lo spazio per avere a disposizione ancora più vasche di fermentazione ed abbiamo anche tenuto il nostro primo AGM (consiglio di amministrazione) per i nostri azionisti nella nostra città di Aberdeen” spiega orgoglioso James. Grazie al successo riscosso ad Aberdeen vengono aperti altri pub ad Edimburgo, Glasgow e il loro fiore all'occhiello a Londra con sede a Camden Town.
Il fatturato cresce nuovamente oltre il 200%; si necessita la costruzione di un nuovo stabilimento e, a tal scopo viene, lanciata una seconda campagna per coinvolgere nuovi azionisti al fine di ottenere ulteriori finanziamenti da investire: il risultato? Viene dato il benvenuto a oltre 5.000 nuovi investitori, raccogliendo oltre 2.2 milioni di sterline. Il 2012 rappresenta l’anno della svolta; quello che era iniziato come un sogno solo 5 anni fa è diventato realtà. Si è passati da una piccola fabbrica messa insieme con pochi soldi ad uno dei più grandi stabilimenti di birra artigianale in Europa. Nell’autunno la brasserie si trasferisce ad Ellon, con un nuovo ed eco-technologico impianto, mantenendo comunque la sede a Fraserburgh da ora utilizzata come laboratorio per birre sperimentali. Sei nuovi pub vengono aperti in tutto il Regno Unito ed i ricavi aumentano ancora del 95%. BrewDog viene riconosciuta come la società in più rapida crescita in Scozia e menzionata dal Times tra le top 100 società del Regno Unito. Equity For Punks III nel 2013 raccoglie 4,25 milioni di sterline, distruggendo il record precedente di crowdfunding e accogliendo quasi 10.000 nuovi investitori. La missione di diffondere la passione per la birra artigianale è proseguita con l'apertura di 12 nuovi bar BrewDog perfino in Brasile e in Giappone.
Seguono un impressionante serie di birre prodotte, ammodernamenti strutturali, campagne pubblicitarie ed eventi di successo; i dati parlano chiaro: nel 2017 la società impiega 1000 dipendenti, 70.000 azionisti, 46 bar e sono stati realizzati circa 345.000 ettolitri di birra. In dieci anni James e Martin hanno aperto un bar Brewdog in ogni angolo della terra e la comunità indipendente di investitori sfiora i 100.000 individui. Molte sono le critiche così come i riconoscimenti: usano il marketing delle grandi industrie per vendere e sono troppo attenti all’immagine e alle tendenze del mercato, giocano sulle mode del momento, ecc.
Le birre prodotte però sono buone, fatte con materie prime di prima scelta ed adoperando la massima attenzione durante i processi di produzione. Le loro ricette, dove troviamo sperimentazioni ritenute talvolta assurde o troppo particolari ed estreme, hanno comunque l’effetto di riuscire a stupire e mantenere l’attenzione del consumatore continuamente alta. Geograficamente scozzese ma americano dal punto di vista produttivo, questo colosso possiede quattro stabilmenti altamente tecnologici ed eco- sostenibili dove vengono realizzate birre ormai disponibili in ogni luogo.
La pattuglia, proposta in fusto, bottiglia, lattina e cask, è suddivisa in diverse serie: “Headliners” che rappresenta la gamma base disponibile tutto l’anno, “Seasonal” prodotte in determinati periodi dell’anno, “Amplified”, quelle con un gusto, un profilo aromatico ed una alcolicità più sostenuta, “Overworks” dove troviamo le Wild e Sour e la “Fanzine”, una specie di club della birra dove vengono realizzate birre dedicate ai fan. Non mancano certamente le ormai canoniche “Limited Series” e le “Collaboration Beer”. Per non farsi mancare niente, c’è spazio anche per “The BrewDog Distillery Co.” dove vengono prodotti Gin e Vodka.
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