Orval cl.033
Belgian pale ale gradi 6.2°
4,00 €Il birrificio risiede all’interno della più antica comunità dell’ordine cistercense del Belgio: l’Abbazia De Notre-Dame d’Orval, che fa parte dei soli undici monasteri Trappisti autorizzati a produrre birra ed etichettarla con il famoso logo esagonale “ATP”, che certifica l’osservanza di determinate regole. Il complesso monastico è sito a Villers- devant-Orval, una piccola frazione del Comune belga chiamato Florenville, situato nel Sud della Vallonia nella Provincia del Lussemburgo belga, molto vicino al confine francese.
Come si legge negli annali di Trier, nel 1070 monaci benedettini provenienti dall’Italia Meridionale, logorati dalle guerre che tormentavano l’Italia, giunsero in Germania laddove l’Arcivescovo di Trier li diresse verso l’Ardenne. Il Signore del luogo, il Conte Arnoldo di Chiny, diede loro ospitalità e donò loro dei territori appartenenti alla sua tenuta (di cui Orval faceva parte), con il desiderio che dessero origine al primo collegio benedettino nel Belgio. Senza indugio i religiosi cominciarono la costruzione del convento e della chiesa impiegando gli utili provenienti dallo sfruttamento di alcune miniere di sale.
Rimasero ad Orval sino al 1108 per poi all’improvviso sparire: si narra che avessero raggiunto la Terra Santa stabilendosi nel monastero di S. Maria di Sion, su richiesta di Goffredo di Buglione, fondatore nel 1099 “dell'Ordine dei canonici del Santo Sepolcro”, da cui trarranno origine il Priorato di Sion ed i Templari; molti sostengono che Orval sia stato uno dei luoghi laddove era custodito il Santo Graal. Nel mentre, Ottone, figlio di Arnoldo, sostituì i monaci con una piccola comunità di canonici provenienti da Trier che però, ben presto, ebbero diverse difficoltà economiche che li spinsero a richiedere l’aggregazione all’Ordine dei Cistercensi. La richiesta fu accolta ed il 9 marzo 1132, sette monaci provenienti dall’abbazia cistercense francese Trois-Fontaines, sotto la guida del primo abate chiamato Constantin, arrivarono ad Orval ed aiutarono i canonici a completare tutti i lavori.
I religiosi costruirono una fattoria dedicandosi alla silvicoltura che servirono per vivere in modo autonomo secondo le regole. La storia di questo luogo sacro, divenuto monastero Trappista nel 1637, è sempre stata contraddistinta da un’alternanza di momenti di splendore ad estrema miseria; fu più volte saccheggiato dagli eserciti invasori di turno, distrutto dagli incendi ma sempre ricostruito anche con l’aiuto di altri monaci di altre abbazie e da facoltosi intellettuali cattolici. Per quanto riguarda la nascita del birrificio, anche se con tutta probabilità la produzione brassicola, almeno per il fabbisogno personale, risale agli albori della stessa come confermano vari dipinti, minuziose descrizioni del processo produttivo, documenti che fanno diretto riferimento al consumo di vino e birra ed una zona chiamata “campo di luppolo” adiacente al monastero, viene datata 1931.
La brasserie servì per finanziare le enormi spese per l’ennesima ricostruzione su grande scala ed i lavori furono affidati al famoso architetto di Anversa, Henry Vaes, che ha progettato anche la forma della bottiglia ed il bicchiere della birra di Orval. Furono assunti lavoratori laici sin dall'inizio, tra cui il mastro birraio bavarese Martin Pappenheimer ed il suo assistente belga John Van Huele: a loro si attribuisce la paternità della ricetta. L’unica birra realizzata, l’Orval Trappist Ale, se si esclude quella riservata ai monaci (Petit Orval) in vendita solo all’interno del cafè del birrificio, è sovente chiamata “la Regina delle Trappiste” per il suo profilo unico, complesso e singolare, dovuto alle tipologie speciali dei luppoli (impiegati anche in dry hopping) e alle particolari colture di lieviti autoctoni. I monaci, per garantire gli elevati standard qualitativi, producono “solo” 70.000 ettolitri circa all’anno; oltre l’85% è destinato al mercato belga. Da ottobre del 2013 al comando della sala di cottura c’è Anne-Françoise Pypaert che dal 1995 ricopriva il ruolo di responsabile del controllo della qualità nel laboratorio interno; ingegnere bio-chimico con specializzazione in "malto e fermentazione", è la prima donna a produrre birra all’interno di un monastero trappista.
Nell’ultimo ventennio gli strumentari per la produzione brassicola sono stati tecnologicamente ammodernati grazie a importanti investimenti. Nonostante ciò, i religiosi proseguono con gli originali metodi di produzione impiegati da quasi un secolo. Ad Orval non viene prodotta solo birra ma bensì squisiti formaggi, pane, miele e confetture. All’interno del sito è presente un caseificio, un museo, una farmacia tradizionale ed un negozio che vende principalmente prodotti locali.
La leggenda narra che il logo dell’abbazia, una trota con un anello d’oro in bocca, abbia un legame con un episodio che vede protagonista la Contessa Matilde di Canossa. Seduta sul bordo di una fonte che forniva acqua al monastero, distrattamente le cadde l’anello nuziale; disperata implorò la Vergine Maria perché glielo facesse ritrovare. Il favore divino le si manifestò nelle spoglie di una trota che le porse con la bocca il prezioso anello. La Contessa entusiasta dell'accaduto esclamò “questo luogo è veramente una valle d’oro!”, in francese “val d’or”. Col tempo, questo gergo di stupore ha dato il nome alla celebre birra Orval. Tra leggende e fatti realmente accaduti, l’Orval ancora oggi rimane una vera icona.
Belgian pale ale gradi 6.2°
4,00 €